domenica 12 aprile 2020

STEP#08 - DIALOGHI DI PLATONE

Platone, Apologia di socrate 

"Per finire, andai dagli artigiani (cheirotechnes): [22d] io stesso, infatti, ero consapevole di non sapere quasi nulla, ma avevo avuto modo di apprendere che li avrei trovati esperti in molte cose belle.E in questo non mi ero ingannato, perché essi sapevano cose che io non sapevo e così erano più sapienti di me. Tuttavia, cittadini ateniesi, mi sembrò che anche gli artigiani bravi incorressero nello stesso errore dei poeti: ciascuno di loro, dal momento che lavorava bene nell'ambito della sua arte(techne), si stimava molto esperto anche in altre importantissime questioni e questa stonatura tendeva a nascondere la loro sapienza. [22e] Allora interrogai me stesso, per conto dell’oracolo, chiedendomi se preferissi essere come sono io, né sapiente alla loro maniera, né ignorante al loro modo, oppure come sono loro. E risposi a me stesso e all'oracolo che mi andava bene essere come sono."
( Paragrafo VIII, Apologia di Socrate, Platone)

Da questo passo dell’Apologia di Socrate si evince che il lavoro identifica un uomo e se quest’uomo poi è bravo ed esperto in ciò che fa, la sua considerazione sociale aumenta, tanto più quanto maggiore è la sua abilità.
Tuttavia se il lavoro identifica un soggetto per contro non lo esaurisce, e perciò essere esperto in una professione non lo rende saggio in tutti gli altri campi.

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