mercoledì 25 marzo 2020

STEP#02 - STORIA DEL TERMINE

Il termine lavoro, come già evidenziato, deriva dal latino “labor”, fatica. Infatti nella cultura greca e in quella romana, il lavoro manuale era prerogativa dei ceti sociali inferiori, asserviti ai signori aristocratici.
Il lavoro, quindi, era la linea di demarcazione degli status sociali: chi lavorava era in uno stato di subordinazione e doveva essere disprezzato, chi, invece, non era impegnato in alcuna attività lavorativa era da stimare, poiché aveva il tempo e le risorse per dedicarsi ad attività intellettuali, le uniche veramente nobili.
Con il cristianesimo si assiste alla rivalutazione del lavoro, quale attività necessaria, e per questo non disdegnabile, ma comunque inferiore.
Alcuni, tuttavia, iniziano a discostarsi da questa visione; basti pensare alla regola del monachesimo benedettino «ora et labora» . Anche san Tommaso giudica positivamente il lavoro, come legittimo fondamento del guadagno e della proprietà, che però non deve travalicare e allontanare da Dio, l’unico davvero capace di soddisfare i reali bisogni umani.
Il lavoro viene però veramente visto sotto una nuova luce con la Riforma protestante, operata da Lutero (1483-1546), per cui l’ozio è evasione peccaminosa, la vita monastica è scelta egoistica di chi sfugge ai propri doveri verso il prossimo, e soprattutto da Calvino. (1509-1564)
Per quest’ultimo ogni uomo è “strumento” della divina Provvidenza, e la sua operosità permette il miglioramento la propria posizione sociale, nonché il riscatto dal peccato. L’attività lavorativa non ha, quindi, non trova il proprio valore e la propria ragion d’essere in sé, nei risultati che ne scaturiscono.
Mentre il Rinascimento celebra la creatività del lavoro, al quale è riconosciuto un valore intrinseco, nel Seicento, con la Rivoluzione scientifica, l’uomo diviene consapevole della propria capacità di controllare la natura e piegarla alle proprie esigenze con il suo lavoro. Nel secolo successivo, tuttavia, i lumi tornano a vedere le attività pratiche come degradanti e abiette.
Questo percorso conduce alla concezione, facilmente deducibile dalla costituzione del 1948, che abbiamo oggi in Italia del lavoro, fondamento del nostro ordinamento repubblicano, nonché diritto fondamentale. La concezione del lavoro come punizione, fatica e dolore è scomparsa, per lasciare spazio alla convinzione che esso sia fonte di ricchezza, di valore e di libertà.

Art. 1, c. 1, C “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

Nessun commento:

Posta un commento

STEP#12 - NEL PENSIERO MEDIEVALE "Il lavoratore si prenderà un lungo riposo al mattino; buona parte del giorno sarà trascorsa prima...